domenica 19 novembre 2017

Il Bacco del Caravaggio, tra sensualità ed ironia.

Michelangelo Merisi, noto come il Caravaggio, iniziò a formarsi nella fase della sua prima educazione a Milano. Il periodo lombardo fu molto importante per la formazione dell'artista, in quanto ebbe modo di entrare in contatto con molti pittori veneti, ma soprattutto con molti pittori lombardi, tra cui si ricorda il Savoldo al Romanino e il Moretto, da cui trae ispirazione per la resa della luce nei dipinti.

Il Caravaggio, nelle sue opere, si discosta notevolmente dai canoni classici della pittura, criticando notevolmente la pittura ufficiale romana. L'opera d'arte esaminata in questo post artistico è il Bacco realizzato nel biennio compreso tra il 1593 e il 1594 e custodito presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. E' stato dipinto secondo la tecnica pittorica dell'olio su tela. Il soggetto rappresentato è il Bacco che viene dipinto in modo molto differente rispetto ai soggetti mitologici ritratti da artisti rinascimentali come BotticelliMichelangelo che vengono dipinti sulla tela con dei canoni di vera e propria bellezza ideale che rimanda ad un'idea di perfezione divina.

Caravaggio rappresenta il dio Bacco in età giovanile in una posa più umana e non divina, colto nell'atto di sollevare un calice di vetro colmo di vino. Quindi l'artista lombardo "immortala" nella sua tela un episodio di vita quotidiana. Il Bacco viene dipinto come un comune giovane dall'aria rilassata e con uno sguardo intorpidito dal vino. Il dio è ritratto in posizione frontale, mentre è assiso davanti ad un tavolo su cui è disposto un grande canestro di frutta stagionale e una caraffa di vetro ricolma di vino rosso. Non ha vesti ed è solo ricoperto per metà con un lenzuolo bianco. Ha il capo coronato di foglie e di pampini d'uva dai molteplici colori. Il colore dell'incarnato è roseo e morbido, le labbra sono carnose e il colore delle guance è più rosso a causa del vino bevuto.
Con la mano destra tiene un fiocco nero annodato. Lo sguardo del dio, inebriato dal vino, nasconde un sottile tono ironico misto a sensualità. Si tratta di un quadro che rappresenta scene di vita quotidiana ritratte con una grande naturalezza dall'artista che sembra avere scelto un suo amico come soggetto facendolo mettere in posa in tono scherzoso.

I colori utilizzati sono il rosa per l'incarnato, il rosso per il vino, il verde per il colore delle foglie, il bianco per la colorazione del lenzuolo, il marrone per la colorazione dello sfondo, l'arancione e il verde per la colorazione della frutta e il nero per i capelli. Sembra quasi che il Caravaggio, con quest'opera, voglia porre lo spettatore davanti ad un gioco scherzoso, con l'intenzione di stupirlo.

domenica 5 novembre 2017

La raffinatezza dei colori nelle Tre età di Gustav Klimt

Gustav Klimt è uno degli artisti del primo Novecento che fa un ampio uso dei colori. Le sue tele riproducono i soggetti centrali in un turbinio di colori che lascia lo spettatore incantato e a bocca aperta. Uno è il quadro oggetto di questo post artistico: Le tre età.



Le tre età è un'opera artistica realizzata da Klimt nel 1905 e che è custodita presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna
e Contemporanea di Roma. La storia dell'opera è molto interessante: fu presentata dall'artista nell'anno 1910 presso la Biennale di Venezia, suscitando grande scandalo.
Vengono rappresentate sulla tela le tre fasi della vita della donna in chiave completamente allegorica e introspettiva.
Le tre età può essere interpretata secondo varie sfaccettature:
- il suo significato potrebbe essere ad esempio il passaggio dall'infanzia allegra e spensierata all'età della vecchiaia;
- l'opera potrebbe invece anche essere simbolicamente interpretata come una continua rinascita della donna dalla vecchiaia fino alla fanciullezza, attraverso i vari stadi della vita;
- un altro significato allegorico si può notare analizzando l'opera artistica in maniera verticale, ponendo a confronto il ventre infecondo e gonfio della donna anziana e quello fecondo della giovane donna colta nell'atto di stringere a sé sua figlia.
Lo sfondo - molto geometrico - è caratterizzato dalle presenza di colori contrastanti tra di loro e molto preziosi: il dorato luminoso, il grigio ed il nero. Questi colori ricordano in modo evidente delle sete e delle pietre molto rare e preziose. Invece i soggetti in primo piano sono snelli e, come detto in precedenza, rappresentano le tre età della vita.

Dall'alto verso il basso vengono rappresentati i tre soggetti della tela: la donna anziana viene rappresentata nuda, con il braccio sinistro che copre gli occhi e il braccio destro poggiato sul corpo. La donna presenta tutti i segni della vecchiaia: il ventre gonfio, la schiena ricurva, un corpo molto magro, un colorito del corpo molto spento, ecc...

Al centro del dipinto invece viene rappresentata la giovane madre, la quale è sempre nuda, presentando sul suo corpo solo un velo chiaro dai colori azzurrino e violetto. La giovane donna viene colta nell'atto tenero di abbracciare la sua bambina, con un volto sereno e felice. E' una donna molto bella, dai cappelli biondo oro sui quali sono presenti dei piccoli fiori concentrici. La bambina invece viene rappresentata con un'espressione molto tenera, dal colorito roseo e stretta alla mamma.
A livello psicologico sembra che Klimt voglia rappresentare sia il senso della precarietà della vita attraverso l'espressione della donna anziana che si copre gli occhi, la quale deve affrontare uno dei momenti più difficili della sua esistenza, ovvero l'andare incontro alla morte e dall'altro lato la bellezza attraverso il volto e il corpo della giovane madre posta in posizione frontale al centro della tela.

Colui che osserva questo dipinto rimane estasiato dalla bellezza dei soggetti rappresentati così come anche dall'elemento coloristico predominante che rende il quadro affascinante e allo stesso tempo ammaliante.

domenica 29 ottobre 2017

La modernità di Picasso tra classicismo e cubismo

Alle Scuderie del Quirinale di Roma ho avuto il piacere di visionare circa 100 tele del pittore cubista Pablo Picasso. Sono presenti i dipinti compresi tra il 1915 e il 1925, i quali sono collocabili tra il periodo classicista e il periodo cubista dell'artista spagnolo. Si tratta di opere artistiche provenienti dai più prestigiosi musei del mondo, come per esempio le Centre Pompidou di Parigi, il Metropolitan Museum di New York, la Fundaciò Museu Picasso di Barcellona, ecc...

La mostra di Roma si sofferma in particolar modo sulla tecnica stilistica del pastiche, di cui Picasso farà uso in molte sue tele. Inoltre si vede anche l'uso da parte del pittore spagnolo di varie tecniche pittoriche moderniste, mostrando una grande abilità di sperimentazione: passa dall'utilizzo di superfici di tipo decorativo nel contesto dei collage al realismo fino a ricorrere al ritratto e alla natura morta.

Vengono rappresentate sia delle opere del pittore appartenenti al classicismo sia delle opere appartenenti invece al periodo cubista.


Tra i quadri appartenenti al periodo classicista rappresentanti maschere della Commedia dell'Arte ricordiamo ad esempio Arlecchino con specchio dipinto nel 1923 e custodito presso il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. Si tratta di un quadro dipinto secondo la tecnica pittorica dell'olio su tela e rappresentante uno dei soggetti della Commedia dell'Arte più affascinanti per Picasso: l'Arlecchino.
Arlecchino viene ritratto nell'atto di guardarsi allo specchio e con un'espressione seria e malinconica allo stesso tempo. Il costume che indossa è finemente decorato con delle colorazioni blu scuro e bianco. Il berretto indossato è quello tipico della celebre maschera ed è di colore nero.
Altri colori che vengono utilizzati sono il rosa per la resa dell'incarnato del giovane Arlecchino, il marrone per la colorazione del luogo in cui il soggetto è seduto ed infine il celeste e il bianco per la resa dello sfondo circostante.






Una delle opere che mi ha maggiormente colpito tra quelle presenti alla mostra è senz'altro Arlecchino con violino, in cui il pittore mostra una grande passione per la Commedia dell'Arte. Questo dipinto è stato realizzato nel 1918 ed è custodito a Cleveland presso il The Cleveland Museum of Art. Si tratta di un quadro realizzato secondo la tecnica pittorica dell'olio su tela. Viene rappresentata la celebre maschera dell'Arlecchino facente parte della Commedia dell'Arte, senz'altro la preferita di Pablo Picasso che la ritrae in tante sue opere. In Arlecchino con violino molto evidente è il passaggio definitivo dell'artista spagnolo alla tecnica pittorica cubista, considerando che il corpo e il costume di Arlecchino sono realizzati con delle figure geometriche molto evidenti, come i rombi, i quadrati e i rettangoli. Anche lo sfondo circostante è caratterizzato dalla presenza di figure geometriche in particolar modo rettangolari.
I colori utilizzati sono in particolare modo il grigio e il bianco per la realizzazione dello sfondo e il nero, il blu e il grigio per la colorazione del corpo della maschera e dei vestiti.


Ho voluto confrontare questi due dipinti, perché non solo hanno attirato la mia attenzione nel corso della mostra, ma anche perché rappresentano il medesimo soggetto ma utilizzando due tecniche pittoriche differenti: la tecnica pittorica classica e la tecnica pittorica cubista.

Ho potuto ammirare centinaia di tele di Picasso nel corso della mostra in corso presso le Scuderie del Quirinale di Roma, potendo osservare con grande ammirazione la grande abilità dell'artista nel sapere adottare varie tecniche stilistiche moderne, riuscendo sempre e comunque a colpire l'attenzione  dell'osservatore.


domenica 22 ottobre 2017

Al Complesso del Vittoriano la magia del colore nell'arte in compagnia di Claude Monet

Dal celebre Musée Marmottan Monet di Parigi sono giunte a Roma, nel complesso del Vittoriano, tantissime e favolose tele del padre dell'impressionismo Claude Monet.
In questi lavori dell'artista francese è possibile riscontrare la sua grande capacità di catturare tutto ciò che è presente nella natura circostante e riprodurlo su tele realizzate con la tecnica della pittura ad olio. Ogni paesaggio - da quello più luminoso a quello più scuro e invernale - viene reso con delle pennellate rapide, luminose e cariche di energia. La natura in ogni suo minimo particolare appare allo spettatore in tutta la sua rigogliosità e in tutto il suo splendore.

Tra le tante opere che ho potuto apprezzare, avendo avuto modo di vedere la mostra di Monet a Roma, quelle che hanno maggiormente attirato la mia attenzione sono le seguenti: Il castello di Dolceacqua del 1884;Barca a vela. Effetto sera del 1885; Londra. Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi del 1905; Le rose del 1925-1926.






Il castello di Dolceacqua (The castle of Dolceacqua), dipinto nel 1884, fu un'opera che Monet realizzò nel corso del suo soggiorno in Liguria durato ben 79 giorni (dal 18 gennaio 1884 al 3 aprile dello stesso anno). Come è riscontrabile dalla lettera scritta dall'artista all'amico Durand-Ruel: "Tutto è mirabile, e ogni giorno la campagna è più bella, ed io sono stregato dal paese. Qui tutto è bellezza e il tempo è superbo", questo viaggio in terra italiana fu molto importante per la formazione professionale del genio artistico francese. Il pittore, con la tecnica en plein air, dipinge il paesaggio del borgo medievale di Dolceacqua, concentrandosi sulla costruzione del castello di Dolceacqua che svetta su una collina e sul ponte che si scorge dal basso. Situato nella provincia di Imperia, il borgo di Dolceacqua è stato oggetto nel corso della storia di tantissimi insediamenti sin dalla preistoria e nel corso del Medioevo, nel 1177, i conti di Ventimiglia decisero di costruire un castello-fortezza abbarbicato sulla collina avente una funzione difensiva; questo castello sarebbe poi diventato celebre circa 100 anni dopo grazie alla famiglia genovese dei Doria che ne prese possesso.


Monet rimase talmente affascinato e "stregato" da questo paesaggio che decise quindi di ritrarlo in una tela dalle pennellate rapide ed energiche dai colori luminosi come ad esempio il celeste per la resa del cielo, il marrone e il verde per la rappresentazione della natura, il giallo e i colori chiari per la rappresentazione del ponte e del castello.




Barca a vela. Effetto sera (The sailing Boat. Evening Effect) fu dipinto da Claude Monet nel 1885 nel corso del suo soggiorno in Normandia dal 1880 al 1885, in cui egli rimase molto colpito dalle falesie e dal mare della Normandia. Nel dipinto non viene rappresentata una scena paesaggistica statica, ma una scena in movimento, ovvero la barca a vela che fluttua sul mare. Il dipinto venne realizzato con delle pennellate molto lunghe e la materia è spessa. Il soggetto rappresentato quindi vuole rendere l'idea del movimento e della grande forza della natura rappresentata da terra e mare che vengono quasi colti come se fossero "in lotta" tra di loro.

I colori utilizzati per la resa del paesaggio sono il giallo vivo, il bianco e il rosso per la colorazione del cielo; il verde, l'azzurro e il giallo per la colorazione del mare e infine il blu scuro per dipingere la sagoma della barca a vela che si scorge al centro della scena rappresentata.






Londra. Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (fu dipinto nel 1905 e nella mostra romana si trova nella sezione di dipinti chiamata "Monet, cacciatore di motivi" in cui è possibile scorgere tutte le opere artistiche che il pittore francese realizzò nel corso dei suoi tanti viaggi. Londra fu una delle capitali che visitò con grande interesse, poiché rimase affascinato dalla visione delle tante opere artistiche realizzate da Constable e da Turner. In questo celebre dipinto viene rappresentato il Parlamento di Londra avvolto dalla nota fog londinese (nebbia) che avvolge la capitale britannica nei mesi autunnali e invernali. I colori utilizzati nella tela sono il grigio e il bianco per rendere l'idea della nebbia, il blu scuro e il nero per dipingere il castello ed infine il giallo e l'arancio per il colore del fiume Tamigi.






Le rose (The roses) fu dipinto nel biennio 1925-1926. Questo dipinto rientra nel ciclo di opere rappresentanti i fiori, uno degli elementi della natura che Monet predilige più di ogni altro, considerando la sua grande passione per il giardinaggio.


In questa tela vengono rappresentate le rose rosa, le quali infondono nello spettatore una sensazione di pace e armonia. Il quadro è di grandi dimensioni e colpisce notevolmente chi lo osserva in primo luogo per i colori scelti dall'artista: dal rosa vivace utilizzato per dipingere le rose, ai verdi scuro e chiaro usati per dipingere rami e foglie fino al celeste chiaro del cielo, in secondo luogo, nel momento in cui ti trovi davanti a questo dipinto, rimani stupefatto dalla bellezza del soggetto che Monet ha scelto. E' quasi possibile infatti captare le sensazioni che l'artista ha voluto trasmettere nella rappresentazione di questi bellissimi fiori: pace e tranquillità d'animo.


Andare a vedere la mostra del maestro francese è stata un'esperienza bellissima e indimenticabile, poiché mi ha lasciata non solo entusiasta, ma mi ha trasmesso anche delle emozioni bellissime, come per esempio l'amore sempre più incondizionato verso la natura e la pace che essa mi ha trasmesso: una natura che l'uomo purtroppo non capisce e che ahimé rovina, quando in realtà bisognerebbe sempre rispettarla!



















domenica 14 maggio 2017

Frida Kahlo, una vita tra passione, amore e dolore


Frida Kahlo nacque a Città del Messico il 6 luglio 1907. Visse in un contesto storico rivoluzionario, caratterizzato dalla rivolta popolare contro il governo al potere. Città del Messico divenne una città molto importante. Frida era molto giovane in quel periodo, quando conobbe Diego Rivera, grande pittore e muralista messicano che poi sarebbe diventato il grande amore della sua vita e suo marito.
Dopo un grave incidente, che la bloccò a letto, Frida iniziò a dipingere, mostrando una grande passione per la pittura: molti dei quadri che realizzò ritraevano sé stessa. 
Importante nella vita della donna fu la figura di Diego Rivera, come sopra accennato; egli era un grande pittore messicano, che fondò il partito comunista messicano. Frida Kahlo iniziò a essere affascinata da Diego, che imparò a conoscere meglio presso l'abitazione dell'amica Tina Modotti. 

Frida continuò a cimentarsi nell'ambito artistico, vedendo l'arte un mezzo per esprimere l'amore e la passione. Nell'agosto del 1929 la donna sposò Diego, diventando la sua terza moglie. In lui la donna trovò una figura di riferimento, da cui si sentiva protetta e con cui faceva innumerevoli viaggi attraverso tutto il Paese, riscoprendo le tradizioni messicane, le forme artistiche muraliste. Un evento che però sconvolse la sua vita fu la morte del suo bambino, mentre era ancora incinta. Da quel momento iniziò a indossare i vestiti della tradizione india, ritraendosi con questi indosso. Presto il marito, noto per la sua fama di pittore, venne invitato negli Stati Uniti e Frida partì con lui.
L'uomo iniziò le sue grandi tappe in città come San Francisco e Detroit, potendo dipingere per le masse operaie del suo Paese; questo gesto ebbe per lui gravi ripercussioni, in quanto venne espulso dal Partito comunista messicano. Egli dovette subire anche la soppressione di un suo celebre affresco che Nelson Rockefeller - suo commitente - ritenne troppo rivoluzionario.

Frida non amava però gli Stati Uniti per cui provava una grande repulsione, pertanto il suo unico pensiero era solo quello di fare ritorno nella sua amata Città del Messico. Si sentiva molto sola, rimase incinta e anche stavolta perse il suo bambino. Per uscire dalla grande depressione che la stava invadendo, iniziò nuovamente a dipingere incessantemente. I vecchi ricordi dolorosi come la perdita del suo primo bambino e l'incidente che le segnò la vita continuavano a tormentarla. Il rapporto con il marito divenne sempre più complesso e questi iniziò anche a tradirla, provocando grande dolore nella moglie che iniziò anche lei a frequentare altri uomini. Nonostante queste insormontabili difficoltà la loro abitazione però continuò ad essere un centro d'incontro per molti intellettuali stranieri dell'epoca che si rifugiavano in Messico.(tra questi ricordiamo André Breton e Lev Trockij)
Per la sua passione artistica, Breton definiva la Kahlo come pittrice prettamente surrealista; lei invece affermava che dipingeva solo ciò che sentiva, quindi le sue emozioni. Il suo successo crebbe, divenne una grande artista apprezzata nel mondo, tenendo anche numerose mostre. Il successo però non le bastava, vedendo presto naufragare il suo matrimonio, divorziando dal marito Diego. 


La donna divenne sempre più depressa, provando rancore verso il mondo. Con l'omicidio di Trockij essendo considerata una delle persone sospette della morte dell'uomo, le condizioni di vita della donna peggiorarono sempre più, essendo sottoposta a continui interventi chirurgici. Proprio vedendo la sua ex moglie così sofferente, Rivera decise di rifarsi avanti, sposando per la seconda volta la donna nel 1940. La pittrice continuò a dipingere intensamente nella sua abitazione, riversando tutti i sentimenti possibili: dall'amore per la vita al dolore provato in determinate situazioni. Fu dunque una donna dal temperamento passionale, molto innamorata del suo uomo e capace di provare anche dei sentimenti di grande dolore.


domenica 23 aprile 2017

Raffaello Sanzio e la rappresentazione del mito greco: Le Tre Grazie.



Indiscusso genio dell'arte rinascimentale italiana è senz'altro Raffaello Sanzio, nato nella città di Urbino il 6 aprile del 1483. Il suo vero cognome è Santi, da cui Sanzio che è stato latinizzato in Santius. Spinto dal padre Giovanni, inizia a studiare la prospettiva  e l'arte del disegno, dimostrando di avere un grande talento. Il padre affida la sua formazione al grande maestro Perugino; Raffaello mostra subito una grande competenza nell'arte pittorica, realizzando delle opere artistiche in cui si scorge sia una grande delicatezza nelle pennellate sia una grande ispirazione al gusto stilistico del Pinturicchio. Dopo avere ottenuto alla giovane di 17 anni il titolo di magister decide di lasciare la bottega del Perugino, per potere quindi iniziare la sua attività pittorica.

L'opera che verrà presa in analisi è Le Tre Grazie realizzata tra il 1503-1504 dal pittore con la tecnica artistica dell'olio su tavola e custodita nel Museo Condé di Chantilly. Il dipinto fa parte di un dittico insieme all'opera artistica Sogno del cavaliere che si trova presso la National Gallery di Londra. L'opera Le Tre Grazie faceva parte della collezione Borghese e fu successivamente acquistato da Henri Reboul - Sovraintendente della Repubblica Romana in era napoleonica - nel 1800, per poi essere portato in Francia nel 1803. In seguito fu anche parte integrante di varie collezioni private inglesi, per poi essere acquistato dal duca d'Aumale che lo riportò in Francia, precisamente nell'attuale museo che lo custodisce. Il dipinto è probabilmente stato realizzato tra il 1503-1504, date del breve soggiorno del Sanzio a Roma in onore dell'incoronazione di Giulio II come papa.

Il quadro rappresenta un tipico soggetto mitologico greco di epoca ellenistica, ovvero le Tre Grazie, il quale da sempre è stato rappresentato da vari artisti sia come affresco sia nell'ambito di gruppi scultorei di epoca romana. Il quadro ritrae le tre Grazie e Raffaello le avrebbe dipinte dopo avere visto il soggetto pittorico nella città di Roma e a Siena nel corso di uno dei suoi tanti soggiorni.
Tradizionalmente le tre fanciulle rappresenterebbero Castitas, Pulchritudo, e Amor. Le donne hanno tra le loro mani delle mele che allegoricamente, in correlazione al dipinto Sogno del cavaliere facente parte del dittico, simboleggerebbero una sorta di ricompensa verso l'uomo che potrebbe avere scelto una vita non sfarzosa dopo un percorso molto complesso e caratterizzato da varie asperità o che avrebbe vissuto un'esistenza umile con pochi beni materiali che lo avrebbe destinato alla salvezza.
La mela acquisisce probabilmente nell'opera il simbolo dell'immortalità.

Al centro della scena dominano le tre figure femminili, mentre il paesaggio circostante è un paesaggio naturale, in cui non si riscontrano degli elementi di grande rilievo. Il pittore utilizza, per la resa del colore, dei colori che rimandano ai colori della terra: il giallino e il marrone del suolo; per la pelle delle fanciulle viene usato il rosa e per le mele il rosso. Successivamente sembra che Raffaello abbia apportato infine qualche modifica all'opera.

domenica 11 settembre 2016

Kandinskij: armonia, musica e geometria.


Vasilij Vasil'evič Kandiskij è un pittore russo del Novecento, è il fondatore e il maggiore esponente della corrente artistica dell'astrattismo. È figlio di un ricco commerciante di tè e, dopo essersi trasferito a Monaco con i genitori, dopo poco tempo si trasferisce dalla zia Elizabeth Ticheeva a Odessa, apprendendo successivamente nozioni di disegno.

Dopo avere imparato a suonare il violoncello, continua la sua formazione artistica, prendendo sia delle lezioni di disegno sia delle lezioni di pittura.


Dopo avere sposato Anja Čimiakinm si trasferisce nel quartiere di Scwabing a Monaco, avendo modo di frequentare grandi artisti, musicisti, rivoluzionari e intellettuali russi. La sua attività artistica raggiunge il massimo fulgore quando inizierà a dipingere quadri come ad esempio Giallo, rosso, blu realizzato con la tecnica della pittura ad olio nel 1925 e conservato nel Musée national d'Art moderne di Parigi. L'elemento fondamentale della tela è il colore: a dominare sono il giallo, il rosso (colori caldi) e il blu (colore freddo) in un gioco di contrasti di luce e armonia attraverso gli strumenti musicali riprodotti in modo astratto; l'artista russo vuole rendere l'idea dell'armonia della musica. Ciò che colpisce è che, attraverso la tela, Kandiskij vuole trasmettere delle sensazioni di tranquillità all'osservatore. L'armonia dei colori viene resa mediante linee diagonali e toni sfumati di rosso, giallo e blu. L'elemento straordinario del quadro è in particolare modo l'accostamento dei colori agli strumenti musicali.


In molte opere in cui rappresenta la musica, infatti, Kandinskij accosta a ogni colore un suono preciso, un'emozione, una sensazione, un profumo, poiché per lui ogni colore é capace di produrre determinati effetti sull'anima. Il rosso per esempio rappresenta la sofferenza provocata dal dolore, in quanto assomiglierebbe al sangue, il giallo, accostato al limone, rimanderebbe all'acidità, ecc...

In questo dipinto la parte destra sembra opporsi alla parte sinistra. Nella parte destra domina il blu associato al viola che definisce il contorno; nella parte sinistra invece domina il colore giallo nello sfondo, chiudendo in qualche modo lo spazio e vengono rappresentate delle forme rettangolari, rotonde e triangolari rosse e blu.


Nel quadro è chiaro all'osservatore che, sovrapponendo i piani, il colore risultante è dato dalla somma dei piani adiacenti. La resa dello spazio in giallo, rosso e blu è tridimensionale e dà un'idea di ampiezza. Attraverso la visione di questo dipinto l'osservatore rimane dunque rapito dal colore, il quale rende l'idea di armonia e di serenità.