domenica 29 ottobre 2017

La modernità di Picasso tra classicismo e cubismo

Alle Scuderie del Quirinale di Roma ho avuto il piacere di visionare circa 100 tele del pittore cubista Pablo Picasso. Sono presenti i dipinti compresi tra il 1915 e il 1925, i quali sono collocabili tra il periodo classicista e il periodo cubista dell'artista spagnolo. Si tratta di opere artistiche provenienti dai più prestigiosi musei del mondo, come per esempio le Centre Pompidou di Parigi, il Metropolitan Museum di New York, la Fundaciò Museu Picasso di Barcellona, ecc...

La mostra di Roma si sofferma in particolar modo sulla tecnica stilistica del pastiche, di cui Picasso farà uso in molte sue tele. Inoltre si vede anche l'uso da parte del pittore spagnolo di varie tecniche pittoriche moderniste, mostrando una grande abilità di sperimentazione: passa dall'utilizzo di superfici di tipo decorativo nel contesto dei collage al realismo fino a ricorrere al ritratto e alla natura morta.

Vengono rappresentate sia delle opere del pittore appartenenti al classicismo sia delle opere appartenenti invece al periodo cubista.


Tra i quadri appartenenti al periodo classicista rappresentanti maschere della Commedia dell'Arte ricordiamo ad esempio Arlecchino con specchio dipinto nel 1923 e custodito presso il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. Si tratta di un quadro dipinto secondo la tecnica pittorica dell'olio su tela e rappresentante uno dei soggetti della Commedia dell'Arte più affascinanti per Picasso: l'Arlecchino.
Arlecchino viene ritratto nell'atto di guardarsi allo specchio e con un'espressione seria e malinconica allo stesso tempo. Il costume che indossa è finemente decorato con delle colorazioni blu scuro e bianco. Il berretto indossato è quello tipico della celebre maschera ed è di colore nero.
Altri colori che vengono utilizzati sono il rosa per la resa dell'incarnato del giovane Arlecchino, il marrone per la colorazione del luogo in cui il soggetto è seduto ed infine il celeste e il bianco per la resa dello sfondo circostante.






Una delle opere che mi ha maggiormente colpito tra quelle presenti alla mostra è senz'altro Arlecchino con violino, in cui il pittore mostra una grande passione per la Commedia dell'Arte. Questo dipinto è stato realizzato nel 1918 ed è custodito a Cleveland presso il The Cleveland Museum of Art. Si tratta di un quadro realizzato secondo la tecnica pittorica dell'olio su tela. Viene rappresentata la celebre maschera dell'Arlecchino facente parte della Commedia dell'Arte, senz'altro la preferita di Pablo Picasso che la ritrae in tante sue opere. In Arlecchino con violino molto evidente è il passaggio definitivo dell'artista spagnolo alla tecnica pittorica cubista, considerando che il corpo e il costume di Arlecchino sono realizzati con delle figure geometriche molto evidenti, come i rombi, i quadrati e i rettangoli. Anche lo sfondo circostante è caratterizzato dalla presenza di figure geometriche in particolar modo rettangolari.
I colori utilizzati sono in particolare modo il grigio e il bianco per la realizzazione dello sfondo e il nero, il blu e il grigio per la colorazione del corpo della maschera e dei vestiti.


Ho voluto confrontare questi due dipinti, perché non solo hanno attirato la mia attenzione nel corso della mostra, ma anche perché rappresentano il medesimo soggetto ma utilizzando due tecniche pittoriche differenti: la tecnica pittorica classica e la tecnica pittorica cubista.

Ho potuto ammirare centinaia di tele di Picasso nel corso della mostra in corso presso le Scuderie del Quirinale di Roma, potendo osservare con grande ammirazione la grande abilità dell'artista nel sapere adottare varie tecniche stilistiche moderne, riuscendo sempre e comunque a colpire l'attenzione  dell'osservatore.


domenica 22 ottobre 2017

Al Complesso del Vittoriano la magia del colore nell'arte in compagnia di Claude Monet

Dal celebre Musée Marmottan Monet di Parigi sono giunte a Roma, nel complesso del Vittoriano, tantissime e favolose tele del padre dell'impressionismo Claude Monet.
In questi lavori dell'artista francese è possibile riscontrare la sua grande capacità di catturare tutto ciò che è presente nella natura circostante e riprodurlo su tele realizzate con la tecnica della pittura ad olio. Ogni paesaggio - da quello più luminoso a quello più scuro e invernale - viene reso con delle pennellate rapide, luminose e cariche di energia. La natura in ogni suo minimo particolare appare allo spettatore in tutta la sua rigogliosità e in tutto il suo splendore.

Tra le tante opere che ho potuto apprezzare, avendo avuto modo di vedere la mostra di Monet a Roma, quelle che hanno maggiormente attirato la mia attenzione sono le seguenti: Il castello di Dolceacqua del 1884;Barca a vela. Effetto sera del 1885; Londra. Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi del 1905; Le rose del 1925-1926.






Il castello di Dolceacqua (The castle of Dolceacqua), dipinto nel 1884, fu un'opera che Monet realizzò nel corso del suo soggiorno in Liguria durato ben 79 giorni (dal 18 gennaio 1884 al 3 aprile dello stesso anno). Come è riscontrabile dalla lettera scritta dall'artista all'amico Durand-Ruel: "Tutto è mirabile, e ogni giorno la campagna è più bella, ed io sono stregato dal paese. Qui tutto è bellezza e il tempo è superbo", questo viaggio in terra italiana fu molto importante per la formazione professionale del genio artistico francese. Il pittore, con la tecnica en plein air, dipinge il paesaggio del borgo medievale di Dolceacqua, concentrandosi sulla costruzione del castello di Dolceacqua che svetta su una collina e sul ponte che si scorge dal basso. Situato nella provincia di Imperia, il borgo di Dolceacqua è stato oggetto nel corso della storia di tantissimi insediamenti sin dalla preistoria e nel corso del Medioevo, nel 1177, i conti di Ventimiglia decisero di costruire un castello-fortezza abbarbicato sulla collina avente una funzione difensiva; questo castello sarebbe poi diventato celebre circa 100 anni dopo grazie alla famiglia genovese dei Doria che ne prese possesso.


Monet rimase talmente affascinato e "stregato" da questo paesaggio che decise quindi di ritrarlo in una tela dalle pennellate rapide ed energiche dai colori luminosi come ad esempio il celeste per la resa del cielo, il marrone e il verde per la rappresentazione della natura, il giallo e i colori chiari per la rappresentazione del ponte e del castello.




Barca a vela. Effetto sera (The sailing Boat. Evening Effect) fu dipinto da Claude Monet nel 1885 nel corso del suo soggiorno in Normandia dal 1880 al 1885, in cui egli rimase molto colpito dalle falesie e dal mare della Normandia. Nel dipinto non viene rappresentata una scena paesaggistica statica, ma una scena in movimento, ovvero la barca a vela che fluttua sul mare. Il dipinto venne realizzato con delle pennellate molto lunghe e la materia è spessa. Il soggetto rappresentato quindi vuole rendere l'idea del movimento e della grande forza della natura rappresentata da terra e mare che vengono quasi colti come se fossero "in lotta" tra di loro.

I colori utilizzati per la resa del paesaggio sono il giallo vivo, il bianco e il rosso per la colorazione del cielo; il verde, l'azzurro e il giallo per la colorazione del mare e infine il blu scuro per dipingere la sagoma della barca a vela che si scorge al centro della scena rappresentata.






Londra. Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (fu dipinto nel 1905 e nella mostra romana si trova nella sezione di dipinti chiamata "Monet, cacciatore di motivi" in cui è possibile scorgere tutte le opere artistiche che il pittore francese realizzò nel corso dei suoi tanti viaggi. Londra fu una delle capitali che visitò con grande interesse, poiché rimase affascinato dalla visione delle tante opere artistiche realizzate da Constable e da Turner. In questo celebre dipinto viene rappresentato il Parlamento di Londra avvolto dalla nota fog londinese (nebbia) che avvolge la capitale britannica nei mesi autunnali e invernali. I colori utilizzati nella tela sono il grigio e il bianco per rendere l'idea della nebbia, il blu scuro e il nero per dipingere il castello ed infine il giallo e l'arancio per il colore del fiume Tamigi.






Le rose (The roses) fu dipinto nel biennio 1925-1926. Questo dipinto rientra nel ciclo di opere rappresentanti i fiori, uno degli elementi della natura che Monet predilige più di ogni altro, considerando la sua grande passione per il giardinaggio.


In questa tela vengono rappresentate le rose rosa, le quali infondono nello spettatore una sensazione di pace e armonia. Il quadro è di grandi dimensioni e colpisce notevolmente chi lo osserva in primo luogo per i colori scelti dall'artista: dal rosa vivace utilizzato per dipingere le rose, ai verdi scuro e chiaro usati per dipingere rami e foglie fino al celeste chiaro del cielo, in secondo luogo, nel momento in cui ti trovi davanti a questo dipinto, rimani stupefatto dalla bellezza del soggetto che Monet ha scelto. E' quasi possibile infatti captare le sensazioni che l'artista ha voluto trasmettere nella rappresentazione di questi bellissimi fiori: pace e tranquillità d'animo.


Andare a vedere la mostra del maestro francese è stata un'esperienza bellissima e indimenticabile, poiché mi ha lasciata non solo entusiasta, ma mi ha trasmesso anche delle emozioni bellissime, come per esempio l'amore sempre più incondizionato verso la natura e la pace che essa mi ha trasmesso: una natura che l'uomo purtroppo non capisce e che ahimé rovina, quando in realtà bisognerebbe sempre rispettarla!