martedì 6 dicembre 2011
Il movimento femminista nero negli Stati Uniti.
Il movimento femminista americano nasceva grazie a donne bianche che lottavano per la piena parità tra uomini e donne e, nonostante avessero criticato le forme di discriminazione razziale negli Stati Uniti, non denunciarono l'oppressione che le donne nere erano costrette a subire da parte degli uomini neri.
Le donne nere iniziarono a militare attivamente nelle file del movimento per i diritti civili e a partire dal 1968 cominciarono anche a ricoprire ruoli di spicco all'interno di questo, sfidando le logiche del potere maschile.
Ciò che le donne afroamericane criticavano era l'oppressione che gli uomini esercitavano nei loro confronti; esse affermavano che loro erano vittime, infatti, di "un'intersezione di sistemi di oppressione".
Nel 1973 fu fondata la National Black Feminist Organization da Faith Ringgold, Margaret Sloan-Hunter, Doris Wright e Michelle Wallace. Le fondatrici dell'organizzazione affermavano che il movimento femminista di quegli anni fosse dominato da donne bianche e che si sentivano loro stesse oppresse all'interno del movimento per la conquista dei diritti civili, dove dominante era la logica di potere maschile.
I temi che queste leaders affrontarono furono tanti: l'omofobia, il razzismo, la lesbofobia, il classismo.
Una femminista afroamericana molto celebre fu Frances Beal, una delle fondatrici della Third World Women's Alliance.
La Beal scrisse il documento "Double Jeopardy", in cui affermava come le donne nere non si riconoscessero nel modello di femminilità bianca. Essa criticava anche i metodi maschili nel portare avanti la lotta al razzismo; questi metodi, infatti, non avrebbero dovuto porre in secondo piano le donne nella lotta contro la discriminazione razziale.
Frances Beal sosteneva che le donne nere furono vittime di una doppia oppressione: l'essere donne e l'essere nere. Le afroamericane inoltre non solo combattevano contro la discriminazione razziale, ma anche perché erano relegate ai margini della società e spesso erano disoccupate. Per evitare la disoccupazione molte di loro erano costrette, per guadagnarsi da vivere, a svolgere i lavori più umili.
Nel 1977 altre donne afroamericane iniziarono a riunirsi, dando vita al Combahee River Collective che prese il nome da un'eroica impresa che vide come protagonisti dei soldati nordisti neri che sconfissero le truppe sudiste in South Carolina. Le principali esponenti di questo circolo furono: Demita Frazier, Barbara Smith, Sharon Page Richie, Margo Okizawa Rey, Audre Lorde, Gloria Hull, Lorraine Bethel e Cheryl Clarke.
Un'altra nota femminista fu Angela Davis, che svolgeva la professione di insegnante universitaria e appoggiava ideali comunisti. La donna pubblicò due testi: "Black Macho and The Myth of the Superwoman" e"Women, race and class". Nel suo secondo libro la Davis sottolineava come la lotta contro il sessismo, lo sfruttamento e il razzismo sarebbero dovute essere correlate tra loro. Questa lotta sarebbe dovuta essere portata avanti contro un sistema fondato sul profitto. A suo parere un cambiamento a livello sociale si sarebbe potuto avere solo con la lotta allo sfruttamento e al sistema basato sul profitto.
Il femminismo nero statunitense quindi fu molto attivo negli anni Sessanta-Settanta, criticando apertamente il modello di femminilità definito dalle femministe bianche e la leadership maschile nera del movimento per i diritti civili.
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