sabato 24 dicembre 2011
Johannes Vermeer: il colore alla base dei suoi capolavori artistici.
Ci sono pervenute poche informazioni sulla vita di Johannes Vermeer grazie ad alcuni documenti ufficiali e ad alcune note scritte da vari artisti. Egli proviene da una famiglia protestante: il padre è Reynier Vermeer, tessitore di seta e possessore di una locanda che lo stesso Jan Vermeer gestirà dopo la morte di questi, la madre è invece una donna belga, Digna.
Nel 1652 muore il padre e Johannes Vermeer porta avanti gli affari di famiglia e gestisce la locanda. Pur essendo di religione protestante, il pittore olandese l'anno successivo sposa Catherina Bolnes, proveniente da una famiglia molto ricca e di religione cattolica. Molto probabilmente anche lui di lì a poco si sarebbe convertito alla religione cattolica, infatti, anche i suoi figli avranno dei nomi cattolici. Poco dopo il matrimonio inoltre i coniugi Vermeer si trasferirono presso l'abitazione della madre di Catherina, una donna molto ricca; grazie alla suocera, infatti, il pittore olandese potrà contare su una buona rendita finanziaria che gli avrebbe permesso di realizzare e commissionare i suoi quadri.
Johannes Vermeer è un artista molto brillante e già nel 1653 inizia a essere molto conosciuto anche negli ambienti importanti della società olandese, poichè entra a far parte della "Gilda di San Luca", la famosa Corporazione di pittori presente in Olanda. Per l'artista questo è un periodo molto proficuo, poiché riesce a vendere numerosi dipinti al mercante Pieter Van Ruijven. Quindi essendo stato ammesso all'interno della Corporazione, l'uomo inizia a vendere le sue opere artistiche con più facilità.
La sua tecnica di pittura è molto particolare, poiché per la realizzazione dei suoi dipinti, Vermeer utilizza uno strumento nuovo per l'epoca: la camera oscura che gli permette di collocare con esattezza le persone e gli oggetti all'interno della tela. Nel dipingere le sue opere artistiche egli segue i canoni stilistici della scuola del Caravaggio e di pittori come Gerrit Van Honthorst e Jacob Van Loo.
Presto adotterà uno stile pittorico unico, traendo ispirazione dalla tecnica pittorica di Rembrandt e del suo maestro di pittura Karel Fabritius. Uno degli elementi caratteristici delle sue tele è in particolar modo la resa del colore. Egli tiene tantissimo alla qualità dei colori che utilizza nei suoi dipinti, infatti, sceglie personalmente i pigmenti da cui ricavare le varie colorazioni. Per esempio uno dei colori che l'artista olandese usa frequentemente è il blu oltremare che viene usato spesso per la realizzazione di sfumature di colore blu.
Una delle sue più note opere artistiche è "Ragazza col turbante", che Vermeer dipinge nel biennio 1665-1666 e che è custodito presso il Mauritshuis dell'Aja, in Olanda. Il quadro è considerato come uno dei suoi principali capolavori artistici e ritrae una giovane fanciulla ritratta di tre quarti e con lo sguardo ammaliante rivolto verso l'artista. L'elemento più rilevante dell'opera è l'effetto della luce sul volto e sul corpo della giovane. Inoltre l'oggetto che viene posto in risalto dalla luminosità del quadro è l'orecchino di perla, che alla vista dell'osservatore da proprio la sensazione di essere di materiale pregiato.
Il dipinto per di più sembra essere stato realizzato con una vera e propria tecnica fotografica, infatti, pare quasi che Vermeer lo abbia dipinto traendo spunto da una fotografia e non da un vero e proprio soggetto artistico.
Le labbra della fanciulla sono socchiuse e di colore rosso e la ragazza sembra essere rappresentata in piena spontaneità, quasi come se non fosse in posa. I colori che vengono utilizzati per dipingere la tela sono il blu oltremare e il giallo tenue per la colorazione del turbante, il marroncino per la colorazione del mantello della giovane fanciulla, il bianco per la colorazione dell'orecchino e per la colorazione delle vesti della ragazza e il rosa chiaro per la colorazione della pelle. Il nero invece viene utilizzato per la colorazione dello sfondo circostante. La tecnica di pittura adottata dall'artista olandese è realizzata mediante colori ad olio.
Un altro suo celebre dipinto è "Suonatrice di chitarra", realizzato nel 1672 e conservato presso la Kenwood House di Londra. In questo quadro viene rappresentata una giovane che suona la chitarra in modo gioioso, considerando l'espressione gioiosa del suo viso. Alle spalle della giovane fanciulla viene rappresentato un quadro che è disposto in modo lineare al soggetto ritratto.
Un elemento pittorico molto interessante è la luce che in questo lavoro proviene da destra, mentre negli altri quadri egli rappresenta la luce proveniente da sinistra, rispettando i canoni pittorici dell'epoca. Le corde della chitarra inoltre vengono rappresentate con delle sfumature di colore in modo tale da dare l'idea di vibrazione e di movimento tipici di un contesto allegro e armonioso.
Le perle della collana vengono realizzate con delle pennellate bianche tese a sottolineare la preziosità del gioiello rappresentato(il filo della collana invece viene colorato con pennellate grigie). Vermeer, in questo dipinto, utilizza dei colori molto caldi e sfumati: per esempio per la colorazione della pelle usa il giallo chiaro e il rosa che rendono l'idea di un gioco di luci e ombre. L'idea di movimento tra l'altro viene resa sia dalla vibrazione delle corde della chitarra sia dalla ragazza colta nell'atto di suonare in modo molto dinamico la chitarra.
Tra gli altri colori predominanti nel dipinto vi sono il giallo per la colorazione dell'abito, il bianco e il grigio per dipingere sempre l'abito, il marrone chiaro per la colorazione della chitarra, il rosa per la colorazione della pelle della fanciulla.
Johannes Vermeer quindi, con una tecnica pittorica, che sembra quasi fotografica, dipinge dei quadri bellissimi e molto realistici, che rendono in pieno l'idea della precisione e dell'ordine.
mercoledì 14 dicembre 2011
Il tema della differenza sessuale nel femminismo francese degli anni Sessanta e Settanta.
Come negli altri Paesi mondiali il movimento femminista francese affondava le sue radici nel 1700 grazie a personalità importanti come Olympe de Gouges, Jeanne Deroin, Pauline Roland e altre.
Sul finire degli anni Sessanta del 1900 il movimento femminista francese iniziò nuovamente ad essere operativo grazie a femministe celebri come Luce Iragaray, scrittrice di origini belghe, che fu una delle esponenti di spicco dell'associazione femminista Psy-et-po (Psychanalise et politique).
Questa nota associazione femminista francese traeva spunto dalle teorie psicoanalitiche di Jacques Lacan, le quali erano volte al rinnovamento della psicoanalisi freudiana attraverso gli elementi del pensiero strutturalista di Jacques de Saussure. Luce Iragaray scrisse l'opera "Speculum. De l'autre femme", che le costò anche il posto di lavoro presso il dipartimento di psicoanalisi dell'Università di Parigi a Vincennes.
Uno degli elementi fondamentali del suo pensiero era quello della differenza sessuale che a suo avviso stava alla base della società. Per la scrittrice inoltre la società era caratterizzata da numerose differenze di natura linguistica, culturale e religiosa. Queste differenze avevano come base la differenza sessuale tra uomo e donna.
Luce Iragaray affermava che solo traendo spunto dalla differenza sessuale tutte le altre differenze potrebbero essere rispettate. Il rispetto delle differenze per di più avrebbe condotto uomini e donne alla convivenza pacifica.
Nel testo "Speculum. De l'autre femme" l'autrice fece un'aspra critica ai modelli di femminilità freudiana e lacaniana. La donna fece delle rivisitazioni della filosofia classica in questo scritto, analizzandola dal punto di vista femminile. Nel 1977 essa scrisse : "Questo sesso che non è sesso", in cui criticava ancora una volta le teorie psicoanalitiche classiche. A suo avviso le teorie psicoanalitiche e le filosofie dell'Occidente erano solo frutto dei valori maschili. Ancora una volta in questo testo l'intento era quello di rinnovare le teorie della psicoanalisi e delle filosofie occidentali.
Un'altra celebre femminista degli anni Sessanta-Settanta fu Hélène Cixous, che viveva nell'Algeria colonizzata dai francesi. La Cixous scrisse "Jour de l'an" in cui descriveva una rete caratterizzata da spostamenti in cui vi era una tensione tra un radicamento e uno sradicamento. Questa tensione aveva quali elementi principali il rispetto delle differenze e il movimento. Dopo aver trascorso parte della sua vita in Algeria, la scrittrice si stabilì a Parigi in cui continuò ad analizzare nei suoi libri il tema della differenza sessuale.
In testi come ad esempio "Portrait de Dora", l'autrice fece delle riflessioni in merito a questioni inerenti la differenza sessuale, le cui dimensioni e implicazioni mettevano in risalto i temi della costruzione dell'identità e della sessualità.
Un'altra femminista fu la psicanalista e semiotica bulgara naturalizzata francese, Julia Kristeva, che espose il pensiero sull'ordine semiotico materno. Questo sarebbe costituito da tutta una serie di simboli che descriverebbero il rapporto tra madre e figli sin dal momento della nascita.
L'ordine semiotico materno si sostituirebbe all'ordine semiotico paterno descritto da Jacques Lacan.
Il femminismo francese quindi, nel corso degli anni Sessanta-Settanta iniziò a essere di nuovo attivo e grazie ai pensieri di Luce Iragaray, Hélène Cixous e Julia Kristeva, che vivacizzarono il dibattito sulla differenza sessuale in corso in quegli anni.
martedì 6 dicembre 2011
Il movimento femminista nero negli Stati Uniti.
Il movimento femminista americano nasceva grazie a donne bianche che lottavano per la piena parità tra uomini e donne e, nonostante avessero criticato le forme di discriminazione razziale negli Stati Uniti, non denunciarono l'oppressione che le donne nere erano costrette a subire da parte degli uomini neri.
Le donne nere iniziarono a militare attivamente nelle file del movimento per i diritti civili e a partire dal 1968 cominciarono anche a ricoprire ruoli di spicco all'interno di questo, sfidando le logiche del potere maschile.
Ciò che le donne afroamericane criticavano era l'oppressione che gli uomini esercitavano nei loro confronti; esse affermavano che loro erano vittime, infatti, di "un'intersezione di sistemi di oppressione".
Nel 1973 fu fondata la National Black Feminist Organization da Faith Ringgold, Margaret Sloan-Hunter, Doris Wright e Michelle Wallace. Le fondatrici dell'organizzazione affermavano che il movimento femminista di quegli anni fosse dominato da donne bianche e che si sentivano loro stesse oppresse all'interno del movimento per la conquista dei diritti civili, dove dominante era la logica di potere maschile.
I temi che queste leaders affrontarono furono tanti: l'omofobia, il razzismo, la lesbofobia, il classismo.
Una femminista afroamericana molto celebre fu Frances Beal, una delle fondatrici della Third World Women's Alliance.
La Beal scrisse il documento "Double Jeopardy", in cui affermava come le donne nere non si riconoscessero nel modello di femminilità bianca. Essa criticava anche i metodi maschili nel portare avanti la lotta al razzismo; questi metodi, infatti, non avrebbero dovuto porre in secondo piano le donne nella lotta contro la discriminazione razziale.
Frances Beal sosteneva che le donne nere furono vittime di una doppia oppressione: l'essere donne e l'essere nere. Le afroamericane inoltre non solo combattevano contro la discriminazione razziale, ma anche perché erano relegate ai margini della società e spesso erano disoccupate. Per evitare la disoccupazione molte di loro erano costrette, per guadagnarsi da vivere, a svolgere i lavori più umili.
Nel 1977 altre donne afroamericane iniziarono a riunirsi, dando vita al Combahee River Collective che prese il nome da un'eroica impresa che vide come protagonisti dei soldati nordisti neri che sconfissero le truppe sudiste in South Carolina. Le principali esponenti di questo circolo furono: Demita Frazier, Barbara Smith, Sharon Page Richie, Margo Okizawa Rey, Audre Lorde, Gloria Hull, Lorraine Bethel e Cheryl Clarke.
Un'altra nota femminista fu Angela Davis, che svolgeva la professione di insegnante universitaria e appoggiava ideali comunisti. La donna pubblicò due testi: "Black Macho and The Myth of the Superwoman" e"Women, race and class". Nel suo secondo libro la Davis sottolineava come la lotta contro il sessismo, lo sfruttamento e il razzismo sarebbero dovute essere correlate tra loro. Questa lotta sarebbe dovuta essere portata avanti contro un sistema fondato sul profitto. A suo parere un cambiamento a livello sociale si sarebbe potuto avere solo con la lotta allo sfruttamento e al sistema basato sul profitto.
Il femminismo nero statunitense quindi fu molto attivo negli anni Sessanta-Settanta, criticando apertamente il modello di femminilità definito dalle femministe bianche e la leadership maschile nera del movimento per i diritti civili.
sabato 3 dicembre 2011
Un modello di movimento femminista: il femminismo radicale.
Sul finire degli anni Sessanta negli Stati Uniti gli ideali del movimento femminista erano fortemente connessi alle manifestazioni sociali che interessarono il Paese. Nel corso di queste manifestazioni si protestava contro il neocolonialismo nei Paesi del Terzo Mondo, contro la guerra in Vietnam in cui persero la vita tanti ragazzi e contro la discriminazione razziale.
Nel corso di queste manifestazioni si distinsero delle giovani donne, le quali non tolleravano più di far parte di una società maschilista, dove solo dal punto di vista formale era riconosciuta la parità tra i sessi. Nonostante esse avessero ottenuto importanti diritti soprattutto in ambito giuridico e lavorativo, all'interno del contesto familiare avevano una posizione inferiore rispetto agli uomini.
Il femminismo radicale iniziò ad essere attivo a partire dal luglio 1969 grazie al movimento femminista americano delle Redstockings. Questo gruppo affermava che le donne erano considerate inferiori rispetto agli uomini, che con la loro logica di potere dominavano sia in ambito sociale sia in ambito politico-economico. Il loro obiettivo era quindi quello di cambiare la loro situazione sociale, politica, economica e culturale, poichè si sentivano oppresse e sottomesse agli uomini.
Kate Millett, una delle esponenti di spicco delle Redstockings, scrisse un importante testo-"Sexual Politics"- in cui affermava che la logica sessista stava sempre più opprimendo le donne soprattutto dal punto di vista economico. Per la Millett una delle prime forme di dominio che si affermarono nel mondo fu quella rappresentata dal dominio dell'uomo sulla donna. La scrittrice descriveva nella sua opera due concetti: quello di genere che si riferiva a un'identità sessuale già definita dal punto di vista culturale e quello di sesso, un concetto già definito biologicamente.
Kate Millett quindi nella sua opera fece una critica molto aspra nei confronti del modello sociale patriarcale.
Un'altra esponente del femminismo radicale fu Shulamith Firestone che scrisse "The Dialectic of Sex". In questo saggio la scrittrice sottolineava come fosse il legame tra produzione e riproduzione a generare le differenze sociali tra uomo e donna (vista come educatrice dei suoi figli). La donna doveva essere colei che si sarebbe dovuta occupare dell'educazione dei figli e ciò la avrebbe posta in una posizione di inferiorità rispetto all'uomo.
La Firestone scriveva che sarebbe stata opportuna una rivolta femminista, che avrebbe garantito alle donne di riappropiarsi del proprio corpo.
La terza esponente di spicco delle Redstockings era Anne Koedt, la quale pensava che la donna avrebbe dovuto vivere in modo più libero anche nella sua sfera più intima, non dovendo più sottostare quindi alla logica sessista e al modello sociale patriarcale.
Il movimento femminista radicale quindi appoggiava l'idea secondo cui la donna doveva portare avanti una rivoluzione al fine di ottenere gli stessi diritti degli uomini e per non essere ancora una volta vittime delle loro logiche di potere sociale, politico ed economico.
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