martedì 14 febbraio 2012

Sandro Botticelli: tra mito e natura.


Sandro Botticelli nacque nel 1445 a Firenze da una famiglia di modesta condizione sociale. Dal 1464 al 1467 Sandro Botticelli svolse il suo apprendistato presso la bottega del maestro Filippo Lippi; nel 1470 quest'ultimo morì e il Botticelli aprì una bottega propria.
Il celebre pittore fiorentino si distingueva dai suoi colleghi artisti, infatti, nelle sue opere artistiche rappresentava la bellezza in tutti i suoi aspetti. Il suo obiettivo era inoltre quello di rappresentare la grazia e i sentimenti dei soggetti rappresentati. Un altro aspetto che caratterizzava le opere artistiche del celebre pittore era la prevalenza dell'elemento grafico rispetto all'attenzione per le tonalità cromatiche.

Uno dei dipinti più importanti del Botticelli fu la "Primavera" , realizzato intorno al 1478 ed oggi custodito presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. Primavera è considerato un capolavoro dell'arte rinascimentale e come uno dei quadri più belli dell'artista fiorentino.
In quest'opera mito e natura si intrecciano, infatti, vengono rappresentati sia elementi paesaggistici incantevoli volti a sottolineare la bellezza e la perfezione della natura sia figure mitologiche come divinità e ninfe.
I personaggi dipinti sono divisi per gruppi; sul lato sinistro del quadro vi è un personaggio maschile colto nell'atto di cogliere un frutto da un albero e vestito con un mantello rosso e un pugnale, accanto all'uomo viene ritratto un primo gruppo composto da tre donne che danzano; al centro invece viene ritratta una giovane donna vestita di rosso e blu e un angelo (che si trova sopra di lei) colto nell'atto di scoccare una freccia.
A destra invece vi sono due donne: la prima indossa un abito di colore chiaro ornato di fiori, la seconda invece indossa solo una veste con il velo e sembra stia scappando dalla figura maschile raffigurata alle sue spalle.
Un elemento che è possibile riscontrare nell'opera è quello prospettico, il quale è determinato dalla disposizione  dei soggetti in tre distinti gruppi.

Sandro Botticelli, in questo dipinto, fece inoltre uso degli elementi chiaroscurali, infatti, utilizzò colori scuri per la colorazione dello sfondo e colori chiari per dipingere i vari personaggi. Secondo una lettura allegorica del dipinto da destra verso sinistra, il personaggio maschile che segue la donna con la veste velata sarebbe Zefiro (vento primaverile) che insegue la ninfa Clori, divinità dei fiori e della primavera; al centro invece viene rappresentata la dea della bellezza Venere e al di sopra di lei Eros, suo figlio e Dio dell'amore.
A sinistra invece vengono ritratte le tre Grazie: Aglaia, Eufrosine e Talia che simboleggiano rispettivamente lo splendore, la gioia e la prosperità. Infine sul lato sinistro è rappresentato il dio del commercio e dell'eloquenza Mercurio.

L'artista fiorentino in questo capolavoro trae ispirazione anche da fonti letterarie molto importanti, come il De rerum natura di Lucrezio e Le Metamorfosi e i Fasti di Ovidio. Nel dipinto inoltre vengono rappresentate anche varie piante e fiori: alberi d'arancio, fiordalisi, ranuncoli, crisantemi, papaveri.
Facendo un'analisi più approfondita dell'opera sembra evidente come Sandro Botticelli voglia celebrare la bellezza della natura.

martedì 7 febbraio 2012

Il femminismo in Svezia: un importante modello di emancipazione femminile.


Il movimento femminista svedese nacque alla fine del 1800, nel periodo in cui re Oscar concesse alle donne svedesi dei diritti importanti come il diritto di successione ereditaria, la libertà religiosa e importanti diritti alle donne nubili.
Grazie a un importante provvedimento del 1918 le donne svedesi ottennero anche l'estensione al suffragio, che avrebbe permesso loro di votare all'età di diciotto anni. Le donne in Svezia quindi erano molto emancipate e i diritti sociali e politici che avevano ottenuto garantivano loro di vivere meglio rispetto alle donne di altri Paesi mondiali. Negli anni Trenta inoltre lo Stato svedese concedeva loro numerosi servizi: lavanderie collettive, asili nido, ristoranti.

Anche in Svezia, come in altri Paesi europei, però il movimento femminista iniziò a essere operativo e meglio organizzato a partire dal 1968. Grazie a otto femministe svedesi venne fondato uno dei primi gruppi femministi del Paese, "il Gruppo Otto", che diede l'impulso alla nascita di nuovi gruppi. All'interno di questi circoli le militanti discutevano sulla parità tra uomo e donna che a loro avviso non era del tutto garantita neanche in Svezia.
Il 1970 fu un anno molto importante per il movimento femminista svedese, infatti, si tenne il primo Convegno femminista a cui parteciparono cento donne. Grazie alle lotte del femminismo svedese si da  grande impulso al raggiungimento della parità tra uomo e donna grazie agli insegnamenti impartiti sia ai bambini che alle bambine, alla Legge che permette alle donne di decidere autonomamente in tema di aborto a partire dal terzo mese di gravidanza. Un'importante Legge è quella sulla violenza sessuale, che sancisce delle pene molto severe anche nei casi di violenza coniugale.

Nonostante questi riconoscimenti importanti però esse oggi si sentono meno agevolate rispetto agli uomini nell'ambito dei diritti economici e nell'ambito politico: per esempio gli uomini percepiscono degli stipendi più elevati rispetto a loro e spesso ricoprono le cariche più prestigiose all'interno del Parlamento.
Anche nei sindacati operai, dove le le donne sono molte di più, sono gli uomini a ricoprire i ruoli dirigenziali. Nel biennio 1993-1994 inoltre il tasso di disoccupazione femminile è aumentato notevolmente soprattutto tra le donne facenti parte di nuclei familiari numerosi.
Una femminista svedese molto popolare è Gudrun Schyman che fino al 2006 ha fatto parte del Parlamento svedese. La Schyman inoltre fino al 2003 è stata la leader dello Swedish Left Party.
Nel 2005, appoggiando gli ideali del movimento femminista, è stata una delle principali fondatrici della Feminiist Initiative, il partito femminista svedese che alle elezioni parlamentari svedesi del 2006 ha ottenuto solo lo 0,68% dei voti. Gudrun Schyman inoltre afferma che gli uomini che commettono violenze sulle loro mogli devono essere puniti e sanzionati duramente.

In Svezia quindi le donne ottennero diritti molto importanti già dalla seconda metà del XIX secolo e il movimento femminista è diventato sempre più attivo in particolar modo dal 1968 fino ai nostri giorni, battendosi a favore della parità tra uomini e donne.

mercoledì 1 febbraio 2012

L'associazionismo femminile in Sudafrica.



In Sudafrica le donne nere dovettero subire varie forme di discriminazione: sociali, politiche, economiche, culturali. Una delle forme di discriminazione che le colpiva era in ambito familiare, in quanto esse erano soggette   a continue violenze sia da parte dei padri sia da parte dei propri mariti.
Le donne sudafricane dovevano sopportare anche la situazione politica che si era venuta profilando nel loro Paese, dove venne instaurato il regime razzista dell'apartheid. La minoranza bianca sudafricana aveva infatti il controllo del Sudafrica dal punto di vista politico, economico, sociale e culturale. 
Il governo bianco emanò numerosi provvedimenti che erano tesi a colpire le sudafricane nere: per esempio nel 1950 fu varato il "The Urban Act" che limitava tantissimo la mobilità femminile nel Paese, inoltre per circolare nelle varie aree territoriali del Sudafrica le sudafricane nere erano costrette ad avere con sé un lasciapassare.

Essendo stanche dei soprusi e delle discriminazioni che dovevano continuamente subire, nel corso degli anni Cinquanta esse iniziarono a dar vita a tutta una serie di manifestazioni con l'intento di migliorare il loro status sociale. 
Il 1956 fu un anno molto importante, infatti, 146 delegate sudafricane decisero di incontrarsi per discutere dei problemi delle donne nere all'interno del loro Paese e dei diritti umani, che dovevano essere garantiti a tutta la comunità sudafricana. Nel corso degli anni Cinquanta tanti furono gli scioperi organizzati dalle sudafricane per protestare contro il provvedimento del governo bianco, il The Urban Act e per ottenere il pieno riconoscimento dei loro diritti. Una delle manifestazioni più grandi fu organizzata sempre nel 1956; in occasione di questo grande sciopero, che si tenne nel mese di agosto, scesero in piazza ben 20.000 donne sudafricane sempre con l'obiettivo di protestare contro questo impopolare provvedimento governativo. 
Le 20.000 sudafricane che parteciparono a questa imponente manifestazione ebbero anche il sostegno della Federation of South African Women (FSAW).

L'associazionismo femminile divenne sempre più importante in Sudafrica e negli anni Sessanta gli scioperi femminili furono tanti nonostante il governo avesse preso dei provvedimenti impopolari contro le varie organizzazioni che protestavano contro l'apartheid. Dopo decenni di lotte contro l'apartheid, nel corso degli anni Novanta, con l'avvento al potere di Nelson Mandela in seguito a elezioni democratiche, le donne sudafricane ottennero finalmente il riconoscimento dei loro diritti.
Numerosi furono i cambiamenti che si registrarono in Sudafrica a favore delle donne nere: l'innalzamento del livello di istruzione femminile, il rispetto di diritti fondamentali come la libertà di parola e d'associazione, l'espansione dei modelli di informazione, l'affermazione di un network locale e internazionale, la creazione di nuovi modelli di comunicazione, l'inserimento delle sudafricane nere nella realtà locali grazie all'operato di importanti ONG e di organizzazioni religiose.

Con la caduta dell'apartheid, il nuovo governo guidato da Nelson Mandela cercò di tutelare le donne grazie alla nuova Costituzione sudafricana, che garantiva loro di partecipare al processo di ricostruzione del Paese, avendo gli stessi diritti e le stesse opportunità degli uomini. 
Le donne sudafricane quindi, grazie alla loro grande forza d'animo, ottennero dei grandi risultati che le condussero ad emanciparsi notevolmente.