domenica 23 aprile 2017
Raffaello Sanzio e la rappresentazione del mito greco: Le Tre Grazie.
Indiscusso genio dell'arte rinascimentale italiana è senz'altro Raffaello Sanzio, nato nella città di Urbino il 6 aprile del 1483. Il suo vero cognome è Santi, da cui Sanzio che è stato latinizzato in Santius. Spinto dal padre Giovanni, inizia a studiare la prospettiva e l'arte del disegno, dimostrando di avere un grande talento. Il padre affida la sua formazione al grande maestro Perugino; Raffaello mostra subito una grande competenza nell'arte pittorica, realizzando delle opere artistiche in cui si scorge sia una grande delicatezza nelle pennellate sia una grande ispirazione al gusto stilistico del Pinturicchio. Dopo avere ottenuto alla giovane di 17 anni il titolo di magister decide di lasciare la bottega del Perugino, per potere quindi iniziare la sua attività pittorica.
L'opera che verrà presa in analisi è Le Tre Grazie realizzata tra il 1503-1504 dal pittore con la tecnica artistica dell'olio su tavola e custodita nel Museo Condé di Chantilly. Il dipinto fa parte di un dittico insieme all'opera artistica Sogno del cavaliere che si trova presso la National Gallery di Londra. L'opera Le Tre Grazie faceva parte della collezione Borghese e fu successivamente acquistato da Henri Reboul - Sovraintendente della Repubblica Romana in era napoleonica - nel 1800, per poi essere portato in Francia nel 1803. In seguito fu anche parte integrante di varie collezioni private inglesi, per poi essere acquistato dal duca d'Aumale che lo riportò in Francia, precisamente nell'attuale museo che lo custodisce. Il dipinto è probabilmente stato realizzato tra il 1503-1504, date del breve soggiorno del Sanzio a Roma in onore dell'incoronazione di Giulio II come papa.
Il quadro rappresenta un tipico soggetto mitologico greco di epoca ellenistica, ovvero le Tre Grazie, il quale da sempre è stato rappresentato da vari artisti sia come affresco sia nell'ambito di gruppi scultorei di epoca romana. Il quadro ritrae le tre Grazie e Raffaello le avrebbe dipinte dopo avere visto il soggetto pittorico nella città di Roma e a Siena nel corso di uno dei suoi tanti soggiorni.
Tradizionalmente le tre fanciulle rappresenterebbero Castitas, Pulchritudo, e Amor. Le donne hanno tra le loro mani delle mele che allegoricamente, in correlazione al dipinto Sogno del cavaliere facente parte del dittico, simboleggerebbero una sorta di ricompensa verso l'uomo che potrebbe avere scelto una vita non sfarzosa dopo un percorso molto complesso e caratterizzato da varie asperità o che avrebbe vissuto un'esistenza umile con pochi beni materiali che lo avrebbe destinato alla salvezza.
La mela acquisisce probabilmente nell'opera il simbolo dell'immortalità.
Al centro della scena dominano le tre figure femminili, mentre il paesaggio circostante è un paesaggio naturale, in cui non si riscontrano degli elementi di grande rilievo. Il pittore utilizza, per la resa del colore, dei colori che rimandano ai colori della terra: il giallino e il marrone del suolo; per la pelle delle fanciulle viene usato il rosa e per le mele il rosso. Successivamente sembra che Raffaello abbia apportato infine qualche modifica all'opera.
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