domenica 1 gennaio 2012

Il femminismo italiano tra lotte e conquiste importanti.


Il movimento femminista italiano iniziò a essere operativo nel 1969, manifestando accanto ai giovani italiani che diedero vita alla rivolta studentesca. Le donne italiane avevano quale obiettivo la piena parità di diritti tra uomo e donna e nel 1971 il loro operato divenne ancora più incisivo, infatti, fu fondato nella città di Trento un circolo femminista, noto come Lotta femminista. L'anno seguente inoltre un gruppo di persone pubblicò anche un testo che criticava con durezza lo stato di oppressione che le donne erano costrette a subire sia nel luogo di lavoro sia nell'ambiente familiare (La coscienza sfruttata).
Le esponenti del movimento femminista italiano avevano quale obiettivo principale la totale liberazione delle donne da ogni forma di oppressione imposta dalla società maschilista. Esse volevano ottenere diritti importanti dal punto di vista sociale, economico, politico, giuridico.

Le richieste che le femministe italiane fecero furono molto importanti: la legalizzazione dell'aborto, la parità giuridica all'interno del nucleo familiare tra marito e moglie (pari diritti e responsabilità all'interno della famiglia, eliminazione della dote, la comunione dei beni, patria potestà per entrambi i coniugi, ecc.), l'istituzione del divorzio, la creazione di asili nido, parità di salario tra uomo e donna nel mondo del lavoro.
Durante le proteste femminili e studentesche le donne ottennero due importanti successi: l'adulterio non era più considerato come reato e la separazione nel caso in cui a commettere adulterio fosse stato il marito.
Nonostante questi due risultati importanti, però vi erano numerosi aspetti da cambiare a livello legislativo: per esempio le donne, una volta separate, non avrebbero potuto risposarsi e il divorzio ancora non esisteva.
Dopo innumerevoli lotte, venne presentato un progetto di legge che istituiva il divorzio; questo progetto divenne Legge il 1°dicembre 1970, ma fu messa in discussione da Democrazia Cristiana e dalla Chiesa, contrarie al Testo di legge.
Per questo motivo fu sottoposta a referendum da parte dei membri della DC a e della Chiesa che volevano abrogarla. Il risultato del referendum popolare però non ebbe esito positivo per i democristiani e per i cattolici, per cui la Legge rimase in vigore.

Le donne italiane in questi anni dimostrarono il loro grande carattere, non solo ottenendo innumerevoli successi, ma anche riuscendo a organizzarsi molto bene, dando vita ad assemblee, riunioni e coordinando molto bene la lotta per il riconoscimento dei loro diritti.
Tra le principali esponenti del femminismo italiano vi erano: Carla Accardi, Elvira Banotti, Carla Lonzi, Francesca Garavini.

Carla Lonzi era una critica d'arte e divenne una delle principali esponenti del femminismo in Italia. A suo avviso le donne erano vittime di un modello sociale maschilista che le opprimeva ed è proprio per questo motivo che esse si sarebbero dovute riscattare, esprimendo le loro opinioni personali.
La Lonzi affermava anche che queste si sarebbero dovute liberare dalla situazione di dominio maschile anche nell'ambito della sfera sessuale. Questi principi venivano sottolineati nel suo scritto: "Sputiamo su Hegel", in cui sosteneva che la donna era oppressa dall'uomo non solo dal punto di vista sociale, ma anche dal punto di vista sessuale.
A suo avviso Hegel definiva l'essere donna non come una condizione umana, ma come una condizione derivante da principi di natura divina. Il filosofo affermava anche che essa non doveva essere considerata nella sua soggettività, bensì come essere inferiore all'uomo inquadrabile soprattutto come parte integrante del contesto familiare. Carla Lonzi criticava aspramente questi aspetti del pensiero hegeliano che consideravano la donna come assoggettata al modello sociale patriarcale.

Il movimento femminista in Italia quindi ebbe un grande successo e ottenne risultati molto importanti, nonostante l'opposizione da parte della Democrazia Cristiana e della Chiesa cattolica.


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